IGA - Italian Grape Ale
Le Italian Grape Ale sono birre in cui una parte significativa degli zuccheri fermentescibili proviene da uva o derivati (mosto, sapa, vinacce o succo).
L’obiettivo è integrare — non coprire — la matrice birraria con il profilo varietale del vitigno, mantenendo l’identità da birra (malto, luppolo, schiuma, carbonazione) e rendendo percepibile la componente vinoso-fruttata.

Storia e nascita: la BB10 di Barley
La prima birra con aggiunta d’uva, commercializzata, nasce in Sardegna: la BB10 (2006), ideata da Nicola Perra, Birrificio Barley (Maracalagonis, CA).
È una Imperial Stout, 10% ABV, con sapa (mosto cotto) di Cannonau – originariamente Nasco, Trebbiano e Nuragus, negli esperimenti del 2003 – fortemente legata al territorio.

«Fino al 2005 la mia famiglia aveva vigneti. Alla fine della vendemmia raccoglievamo i grappoli rimasti, facevamo bollire il mosto e lo conservavamo come sapa. Si usava per dolci tradizionali sardi come il pan di sapa o i papassini. Ho pensato che il mosto cotto, oltre a essere fermentescibile, potesse dialogare con il malto. Ma serviva cucirgli addosso un abito che lo valorizzasse»
Il successo della BB10 porta Barley a lanciare BBevò, BB9 e BBboom (2008–2012) e ispira, dal 2010, molti altri birrifici artigianali italiani, come Birra del Borgo e Brùton.
Esperimenti, prototipi, pionieri e decane
Oltre a BB10, diverse birre hanno contribuito a definire l’immaginario e il lessico tecnico delle IGA:

Nöel Perbacco
Teo Musso, Birrificio Baladin (Piozzo, CN)
Base Belgian Dark Strong Ale, con 25% mosto di Dolcetto (2000) e poi di Nebbiolo (2002). Mai commercializzate.

Tibir e Open Mind
Riccardo Franzosi, Birrificio Montegioco (Montegioco, AL)
Tibir 7,5% ABV, 20% Timorasso (2007) e Open Mind con Croatina (2008).
Già nel 2006 aveva sperimentato con Timorasso, Croatina, Barbera e Moscato d’Amburgo.

Beerbera
Valter Loverier, Birrificio LoverBeer (Marentino, TO - oggi chiuso)
Beerbera 8% ABV, (2009)
Primo esempio di Wild IGA/Sour IGA, con 20% mosto di Barbera e fermentazione spontanea.

Samos
Matteo Billia, Birrificio Sagrin (Calamandrana, AT)
Samos 7% ABV (2015), con 10% Moscato Bianco.
Già dal 2007 produceva IGA con la Moscatus (Birra 1789, Millesimo, SV – oggi chiuso), con Moscato Bianco.
Numerosi altri esempi hanno sperimentato vitigni, percentuali e tecniche di fermentazione differenti, creando un patrimonio di ricette e interpretazioni che oggi rappresenta l’essenza stessa delle IGA.
Riconoscimenti

2014: proposta dello stile a firma di Gianriccardo Corbo.
11 maggio 2015: inserimento nelle BJCP Style Guidelines come stile locale.

5 ottobre 2020: l’EBCU (European Beer Consumers Union) descrive l’Italian Grape Ale nella guida “The Beer Styles of Europe and Beyond” di Tim Webb come una specialità italiana, sottolineandone il legame con la cultura birraria e vitivinicola.

Caratteristiche
Fermentazione e lieviti
Qualsiasi lievito da birra (alta o bassa fermentazione), purché non da vino come base primaria
Prevalenza di lieviti ad alta fermentazione neutri o belgi (per una spinta di esteri a complemento del frutto)
Possibili fermentazioni miste o con microflora dell’uva (lieviti selvaggi, batteri lattici) per profili più acidi e complessi.
Luppoli
Amaro gentile, mai protagonista
In prevalenza luppoli tedeschi, cechi o inglesi; raramente americani, per non sovrastare il vitigno
Materia prima d’uva e tempi di aggiunta
Qualsiasi vitigno; preferenza per mosto fresco rispetto alla sapa
Possibile aggiunta in fermentazione primaria, secondaria o in botte per maturazioni complesse
Malti e percentuali d’uva
Qualsiasi cereale da birra (maltato o non maltato), spesso pils o pale, con malti speciali per colore e texture
L’uva o i derivati possono arrivare fino al 40% del totale fermentescibili
Parametri e sensorialità
ABV: tipicamente 5–10% vol (non vincolante).
Colore: giallo paglierino → bruno; con uve a bacca rossa riflessi rosati, rame o rubino.
Aroma/gusto: vitigno percepibile ma non dominante; possibile lieve acidità naturale e tannino da bucce/vinacce; secchezza medio-alta; frizzantezza sostenuta; ottima beva anche a gradazioni elevate

Legame col territorio e diversità vitivinicole
Le IGA sono territoriali per vocazione:
- Il vitigno (moscato, malvasia, vermentino, sangiovese, nebbiolo, ecc.) imprime la firma aromatica.
- Le tecniche brassicole (macerazioni, fermentazioni miste, affinamento in legno, rifermentazioni) modulano struttura, acidità e complessità.
Ogni regione vitivinicola italiana può offrire interpretazioni uniche, facendo delle IGA uno stile dove biodiversità e creatività vanno di pari passo.
